Un piccolo borgo, ma anche un grande scrigno di leggende, storie e storia, tutto da scoprire.

Dove si trova Grazzano Badoglio
Grazzano Badoglio si trova nel Basso Monferrato Astigiano, sul confine con la provincia di Alessandria, distante soltanto 5 chilometri da Moncalvo (la città più piccola d’Italia), e poco più di 20 chilometri sia da Asti, sia Casale Monferrato.
Le origini del nome
Si pensa che il paese sorga sull’impianto di un antico insediamento romano, concesso in ricompensa a un meritevole legionario, Gratius, dal quale deriverebbe il nome Grazzano.
Curiosità: fino al 1938, il nome del paese era Grazzano Monferrato.
In quell’anno, l’appellativo Monferrato venne – oggi, diremmo discutibilmente – sostituito dal podestà fascista con Badoglio, per omaggiare il maresciallo d’Italia, politico e membro del partito fascista Pietro Badoglio, qui nato e morto (1971-1956)… E chissà che un giorno il Comune non decida di fare un passo indietro e ripristinare il vecchio nome, come fatto di recente da altri paesi vicini a Grazzano, come Casorzo, Montemagno o Calliano, che orgogliosamente, hanno deciso di aggiungere la dicitura Monferrato accanto al loro nome!
Già, perché, dopotutto, se esiste un paese che merita di rendere orgogliosamente esplicita la sua appartenenza al Monferrato, questo è proprio Grazzano, e il motivo è custodito all’interno della sua chiesa parrocchiale, un tempo Abbazia Benedettina.
Grazzano Badoglio: la tomba di Aleramo, nella chiesa dei Santi Vittore e Corona
La grande chiesa parrocchiale, oggi intitolata ai Santi Vittore e Corona, è il primo elemento che si fa notare avvicinandosi al borgo, lassù, sulla punta della collina, con il campanile romanico e quella sua caratteristica cupola.
Se ci si dovesse fermare alla facciata, l’impressione che si avrebbe è quella di una normalissima chiesa come tante, ma osservando il resto della struttura, si capisce che oltre quella parete biancastra si cela qualcosa di ben più spettacolare.

La chiesa, infatti, è annessa a quella che in origine era un’abbazia benedettina, fondata nell’anno 961 (anche se sulle date pare non esserci certezza assoluta) dal Marchese Aleramo I del Monferrato, un vero e proprio personaggio leggendario.
L’impresa di Aleramo e la nascita del Monferrato
La storia narra che fu proprio Aleramo il fondatore del Monferrato.
Nato a Sezzadio, lungo la strada verso Roma, durante un pellegrinaggio dei nobili genitori di origine germanica, Aleramo venne abbandonato e affidato alle cure di una balia. Cresciuto come nobile scudiero, probabilmente sotto la cura dei castellani di Sezzadio, Aleramo partì per sostenere l’imperatore Ottone I, sceso in Italia a metà del ‘900.
Alla corte imperiale, Aleramo incontrò e si innamorò di Adelasia, figlia di Ottone. Consapevoli dell’impossibilità di poter vivere serenamente e pubblicamente il loro amore, fuggirono insieme, ma il loro idillio si interruppe quando Ottone I ebbe nuovamente bisogno di rinforzi.
Sempre attento a non farsi riconoscere, Aleramo tornò in battaglia, dimostrando grande abilità e coraggio. Colpito da queste sue doti, Ottone, volle incontrare il valoroso cavaliere. Scoperta la sua identità, l’imperatore accolse Aleramo e si convinse ad accettare la sua unione con la figlia Adelasia.
In segno di riconoscenza, inoltre, Ottone concesse ad Aleramo il titolo di Marchese e lo premiò con la promessa di concedergli in dono tutte le terre che sarebbe riuscito a circoscrivere nell’arco di tre giorni.
Aleramo cavalcò instancabilmente per tre giorni e tre notti. Il secondo giorno, il suo cavallo perse un ferro e, solo e senza aiuto, Aleramo dovette trovare presto una soluzione: con un mattone (“Mun”), riuscì a rimettere al suo posto il ferro (“Frha”) e, rimessosi in sella, Aleramo riuscì a completare un perimetro di 400 chilometri, diventando, così, Marchese del Monferrato.

Le spoglie di Aleramo, ancora oggi riposano nell’abbazia da lui fondata, in una cappella sul lato destro della chiesa, sorvegliate da un affresco attribuito a Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, un mosaico a tessere bianche e nere e una lapide.
Museo storico badogliano
Quella che fu la casa natale di Pietro Badoglio ospita, oggi, un museo dedicato alla vita del personaggio storico.
Il Museo è organizzato in sette sale, più due corridoi, ognuna dedicata ai più significativi periodi della vita di Badoglio.

La casa venne venduta dalla famiglia del militare e politico nel 1922. Venne riacquistata dalla sezione di Casale Monferrato dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra nel 1937, che, nel 1937, la donò nuovamente a Badoglio, il quale la trasformò in un asilo per i bambini grazzanesi. Fu Badoglio stesso a riservare una piccola parte della casa-asilo per esporre cimeli provenienti dalle sue campagne militari, realizzando di fatto un primo piccolo museo.
Il museo è visitabile su prenotazione, via mail all’indirizzo museobadoglio@libero.it
Grazzano Badoglio, tra fossili e big bench
Sono anche altre le attrazioni per le quali visitare Grazzano Badoglio, non così importanti dal punto di vista storico – o forse sì? – ma comunque capaci di lasciare il segno.

Nel centro del paese, più precisamente in via Dante Alighieri 14, si trova il Fossile n.17 del progetto TerrEmerse: una scultura di ferro, che raffigura una famiglia di pesci, a ricordare i tempi (molto, molto lontani) quando il Monferrato e buona parte del Nord Italia erano sommersi dal mare.
La scultura si trova all’interno dell’area barbecue attrezzata dell’Agrimacelleria Quinto Quarto.
Spostandosi poco fuori dal paese, in direzione del cimitero, si raggiunge, invece, la rossa Big Bench n.91.
Come di consueto, anche questa panchina gigante è installata tra i vigneti in una posizione super panoramica, che offre uno sguardo a tutto tondo su Grazzano e la sua abbazia, e sul paesaggio e gli altri paesi tutt’attorno, tra cui Montemagno Monferrato, Casorzo Monferrato e Grana Monferrato.

Passeggiate e trekking tra i vigneti da Grazzano Badoglio
Circondato com’è dalle colline vitate del Basso Monferrato, Grazzano Badoglio è anche il punto di partenza (e arrivo) di alcuni piacevolissimi percorsi escursionistici tra le vigne, da affrontare sia a piedi, sia in bici.
Uno di questi è il Sentiero delle 3 Pievi, uno dei percorsi della raccolta Camminare il Monferrato, un anello di circa 7,5 chilometri, che dal centro del borgo e passando dalla Big Bench, guida lungo una semplice e scenografica passeggiata tra le vigne, passando per 3 chiesette attorno al paese.

Niente di sfidante, ma un piacevole modo di trascorrere un paio d’ore circondati dalla tipica bellezza monferrina!