Vignale Monferrato è un paesello che, lo ammetto, prima d’ora conoscevo solo per averne apprezzato i vini di qualche cantina. Il borgo, come tantissimi altri nella regione, sorge sulla sommità di una collina che si trova quasi perfettamente al centro di un ipotetico triangolo tra Casale Monferrato, Alessandria e Asti. È circondato da altri paesi bellissimi, delle piccole perle come Camagna, Frassinello o Altavilla.

Le strade del paese, arroccato in cima a una collina, si intrecciano piacevolmente in un continuo saliscendi. Appena parcheggiata la macchina punto dritto in fronte a me verso la chiesa che, dominante da lassù, sarebbe stata davvero difficile da non notare. Mi intrufolo in uno stretto vicoletto da dove parte una scala che salirà fino in cima.

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Chiesa di San Bartolomeo a Vignale Monferrato

Cosa vedere a Vignale Monferrato

Appena arrivato su quella terrazza mi sono accorto che il vero spettacolo non era la chiesa, ma il panorama con il possente arco alpino sul quale si affaccia il belvedere. Puntando lo sguardo all’estrema sinistra si vede l’Appenino Ligure, che lascia poi posto alle Alpi fino a farmi scorgere, ancora una volta, la cima appuntita del Monviso. Proseguendo ancora più a destra si può ammirare il gruppo del Monte Rosa.

Se non fosse che le mie manie ossessivo compulsive mi costringono a finire tutto quello che comincio, per quanto mi riguarda, ero già talmente appagato dalla vista che la mia giornata poteva anche finire qui. Ma ero in un posto che fino a quel momento mi aveva dato soddisfazioni quindi, se il buongiorno si vede dal mattino… E poi la Signora Roberta mi stava aspettando per portarmi giù, in uno dei due infernot pubblici di Vignale, l’Infernot Belvedere.

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Vista sulle Alpi e sul Monviso dal Belvedere di Vignale Monferrato

Per raggiungerlo ho dato le spalle al panorama e sono sbucato nella piazza della Chiesa di San Bartolomeo, edificio settecentesco di grande impatto con una facciata imponente, soprattutto se si pensa alle dimensioni del paese in cui sorge. Tenendo la chiesa sulla mia sinistra ho voluto provare a raggiungere il Castello Callori di Vignale.

Un cartello indica la stradina in salita che parte da un cancelletto proprio di fronte a dove mi trovavo e si inerpica su, fino all’ingresso del castello, o almeno ciò che un tempo doveva esserlo. Mi si è presentato davanti infatti un portone di legno sbarrato e sopra, sull’arco di pietre che lo delimitano, è stata piazzata la scritta “oratorio”. Ci sono rimasto parecchio male, va bene che queste strutture storiche continuino ad essere utilizzate e vissute, ma chiuse al pubblico no! Peccato…

Sono tornato giù verso il sagrato della chiesa e ho imboccato il vicolo sulla sinistra che mi ha portato fino alla larga scalinata che conduce al belvedere Melvin Jones fondatore del Lions Club International. L’infernot è stato ribattezzato appunto Belvedere per via della sua ubicazione. Ancora una volta sono rimasto a fissare l’orizzonte impressionato, mentre alle mie spalle è arrivata la Signora Roberta che mi ha raccontato subito qualche curiosità e un po’ di storia del paese.

Parlando di ciò che stavamo vedendo dalla terrazza lei mi ha detto che dal castello la vista sarebbe stata ancora migliore. Ma come?! È uno dei punti più panoramici del Monferrato, c’è una vista incredibile, ed è chiuso?! Ebbene i Callori, conti di Vignale, l’hanno ceduto in dono alla diocesi e, ok che non rimane molto di quello che fu l’originale castello ma sempre castello è… In ogni caso pare che il parroco preferisca tenerlo chiuso.

Gli Infernot di Vignale Monferrato

Dando le spalle al panorama, mi sono trovato invece di fronte una frazione di Palazzo Callori, e alla mia sinistra una scala che scende fino all’ingresso della piccola sala attrezzata dai volontari Unesco dalla quale si accede all’infernot.

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Vignale Monferrato: discesa nell’Infernot Belvedere

L’infernot è la cantina tipica di questa parte di Monferrato. Chiamare gli infernot cantine oggi è riduttivo, anche se il loro scopo originario era proprio quello: una cantina dove le famiglie potessero conservare il vino migliore, oltre che carni e altri generi alimentari. La particolarità è che queste cantine venivano scavate sotto le case, direttamente nella pietra arenaria di cui è composto questo territorio.

Come delle caverne, gli infernot venivano realizzati a profondità variabili, da qualche metro fino ad addirittura 17 metri sotto terra, per asportazione di materiale. Con il solo aiuto di martelli e scalpelli gli uomini, mediamente nel giro di tre inverni, realizzavano delle vere e proprie opere d’arte, cunicoli adornati di nicchie per le bottiglie e incisioni, fino ad arrivare a sale più o meno grandi.

Qui solitamente venivano scolpiti dei tavoli attorno a quali gli uomini si sedevano nelle fredde serate invernali. Già, perché negli infernot la temperatura è costante per tutto l’anno ed oscilla tra i 12 e i 16°C.

Quello di Vignale è forse uno dei più anomali che ho visto: poco profondo, abbastanza piccolo e molto grezzo. Non posso certo dire di essere rimasto abbagliato dalla sua bellezza, come invece è successo altre volte, ma resta comunque interessante per capire come ognuno si scavava la propria cantina al meglio che poteva.

Un’altra particolarità di questo infernot riguarda la sua scoperta: Roberta infatti mi ha raccontato che è avvenuta abbastanza recentemente, per puro caso, da parte dei muratori che stavano ristrutturando la scuola e che, senza sapere cosa fosse, erano felici di aver trovato un piccolo antro dove mantenere fresche le proprie bevande. Se volete saperne di più di questa tradizione patrimonio Unesco, non potete farvi sfuggire una tappa all’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, a Cella Monte.

Conclusa la visita alla cantina, la mia guida mi ha salutato per raggiungere le sue compagne di caffè e mi ha lasciato alla mia “esplorazione”.

Vignale Monferrato e Palazzo Callori

Ho proseguito così il mio girovagare e mi sono ritrovato davanti alla facciata di Palazzo Callori, un’altra struttura imponente dove l’arenaria, la tipica pietra da cantoni, la fa da padrone. Fino a qualche tempo fa il palazzo ospitava l’Enoteca Regionale del Monferrato, oggi, purtroppo, sono ancora in corso dei lavori di ristrutturazione e l’enoteca è stata trasferita al Castello di Casale Monferrato. I lavori non dovrebbero durare ancora molto visto che dal 31 marzo prossimo ritornerà ad essere sede di alcuni dei classici eventi monferrini.
Anche la rassegna di danza annuale Vignale Monferrato Festival (un tempo Vignale Danza) si svolge qui, animando per più di un mese il paese con spettacoli a cielo aperto.

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Palazzo Callori a Vignale Monferrato

Purtroppo non sono riuscito a visitare il grande palazzo, che tra l’altro cela il secondo infernot pubblico del paese, ma mi sono comunque spinto oltre il cantiere, sulle scalinate, ad ammirare il paesaggio dirimpetto al belvedere e, dal cortile sottostante, ne ho potuto ammirare la bellezza della facciata.
È febbraio ma il caldo mi stava uccidendo, quindi mi sono diretto nuovamente verso la bella piazza del paese. Il tempo di un caffè e ho fatto ritorno alla base!

Vignale Monferrato è un borgo che merita senza dubbio una visita, non tanto per l’architettura del paese che, a dire il vero, mi è parso un po’ trasandato. Sicuramente Palazzo Callori, la Chiesa di San Bartolomeo, l’infernot e non ultimo il panorama che i belvedere offrono valgono da soli una gita.

Per visitare l’Infernot Belvedere (ma la guida vi racconterà anche la storia del borgo) è necessario fissare un appuntamento chiamando la sede dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni al numero 0142 488161. Il Belvedere non è il solo infernot visitabile di Vignale Monferrato, è l’unico pubblico ma su richiesta e secondo disponibilità è possibile organizzare delle visite anche agli altri.
Potete trovare informazioni e indicazioni anche sul sito dell’Ecomuseo www.ecomuseopietracantoni.it

Di Daniele Farina

Cremonese doc, sono stato per undici anni disegnatore elettronico, poi la voglia di fare delle mie passioni un lavoro mi ha portato a gestire una formaggeria-salumeria. Tra camembert e culatelli, forme di grana e prosciutti, nel cuore ho sempre riservato un posto per la musica, la birra e la montagna. Da quando ho incontrato Martina, un po’ di quello spazio se l’è preso il Monferrato. | Visita sito