Sono oltre 3 mila gli ettari coltivati a Cortese in una zona che comprende quattro regioni tra quelle italiane più vocate alla viticoltura: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Liguria. È nel Monferrato, tuttavia, che questo vitigno offre alcune delle sue migliori espressioni, racchiuse in un calice di bianco.
“Piemontese, falso e cortese”: conosci questo modo di dire?
Sappi che questo stereotipo non è l’unico motivo per cui la parola “cortese” si lega al Piemonte e al Monferrato: il Cortese è anche un vino, poco noto, ma che può riservare piacevoli sorprese.
Continua a leggere per scoprirle!
Storia del Cortese, tra leggenda e realtà
Esiste una leggenda legata al nome del Cortese in Piemonte: essa narra le gesta della Principessa Gavia, figlia del re dei Franchi, che si sposò contro la volontà della corte e del padre. Dovette quindi mettersi in fuga, trovando rifugio a Gavi, proprio lì dove nascevano e crescevano splendidi grappoli color giallo oro.
Un’uva la cui bellezza e cortesia fu associata a quella della giovane, tanto da diventare ispirazione per il suo nome.

Passando alla storia, quella meno romantica ma maggiormente documentata, quel che è certo è che il Cortese viene menzionato per la prima volta nel 1614 in un inventario del Castello di Casale Monferrato. Con l’arrivo della filossera, un insetto devastante per le viti, il Cortese rischia addirittura l’estinzione, ma negli anni Cinquanta del secolo scorso viene riscoperto da Mario Soldati.
Nel 2003, il CRM conduce uno studio da cui emerge che il Cortese è oggi un vitigno ricco di biodiversità naturale, che vanta ben 75 biotipi diversi, mentre, nel 2004, viene completato l’Albo Vigneti del Gavi, prima certificazione completa che censisce gli impianti per una denominazione di vino italiano.
Il vitigno Cortese ha una resa molto buona, anche se molti produttori monferrini preferiscono abbassarla per aumentarne la concentrazione e la qualità. Le sue uve si distinguono facilmente per la forma conica o piramidale, con una o due sporgenze alari e acini ovoidali color oro.
Il profumo di fiori e frutti del Cortese è delicato, in bocca il vino è secco, abbastanza caldo e decisamente fresco e sapido, con un caratteristico fondo amarognolo.
Le migliori espressioni del Cortese del Monferrato
Il Cortese ha trovato una dimora d’eccezione nella zona collinare della provincia di Alessandria e nel Tortonese, ormai oltre mille anni fa. Terreni ricchi di marne argillose, caratterizzati da un’alternanza di terre bianche e terre rosse, esaltano i profumi fruttati che spesso caratterizzano i vini a base Cortese.
Non è un caso, dunque, che le colline del Monferrato siano tra le più ospitali per questo vitigno. Le zone più vocate sono la provincia di Asti, sulla sponda destra del fiume Tanaro, e la provincia di Alessandria, tanto l’Alto Monferrato di Ovada e Acqui Terme, quanto le dolci colline del Casalese.
Proprio qui nasce una delle interpretazioni più elaborate del Cortese, frutto di un attento studio del territorio e del vitigno autoctono: stiamo parlando del Monolite di Hic Et Nunc, un vino parzialmente affinato in barrique, che risulta complesso e strutturato, pur conservando quel profilo di freschezza e immediatezza che caratterizza i vini a base Cortese.

Il fatto che la Cantina Hic Et Nunc, la cantina trasparente di Vignale Monferrato sia stata eletta a testimonial del Vino Cortese, nel 2022, la dice lunga sul suo forte legame con questo vino e con il vitigno da cui si ottiene.
Monolite è un vino dalla grande mineralità. Grazie a un affinamento che avviene principalmente in acciaio, fatta eccezione per una piccola quantità che rimane in barrique per alcuni mesi, i profumi originali dell’uva restano a lungo e la struttura viene rafforzata. Raffinato, equilibrato e longevo, Monolite è un vino in grado di evolvere nel tempo, donando al naso sentori terziari, come la pietra focaia e gli idrocarburi.
In degustazione, questo grande Cortese appare giallo paglierino, al naso ha un profumo intenso di frutta fresca e di fiori bianchi, con note di pera e pesca. Al palato è fresco, sapido ed inaspettatamente morbido.

Monolite rappresenta dunque una scommessa vinta, con la quale Hic et Nunc ha trasformato un vitigno spesso considerato secondario e poco pregiato in uno dei propri fiori all’occhiello.
Strettamente imparentato con Monolite è Mè Frel (“mio fratello” nel dialetto monferrino, appunto), ovvero la più recente interpretazione del Cortese da parte di Hic et Nunc. A differenza del fratello maggiore, Mè Frel subisce un affinamento di circa sei mesi esclusivamente in acciaio, che ne esalta la freschezza e mantiene intatte le peculiarità tipiche del vitigno.

Altri vini della cantina Hic et Nunc
Il successo di questa operazione è strettamente dipendente alla filosofia che guida Hic Et Nunc: la scelta di coltivare soltanto uve autoctone e produrre esclusivamente vini monovorietali, rinunciando talvolta alla quantità, per privilegiare la miglior espressione possibile di ogni vitigno, ricercandola in ogni fase di lavorazione, dalla coltivazione all’arrivo nel bicchiere. Questa attenzione si riflette anche nel percorso di conversione al biologico avviato da Hic Et Nunc qualche tempo fa e ormai quasi giunto a compimento.
I vini così ottenuti sono divisi in 4 linee:
1. I vini più famosi del Monferrato nella linea “Monferrato Autentico”
Monumento è il Barbera del Monferrato Superiore DOGC, naturalmente monovarietale, ottenuto da uve provenienti dai vigneti più vecchi e a bassissima resa. Femminile Singolare è la Barbera del Monferrato DOC che offre un profilo di schiettezza, così tipico dei vini di Vignale.
L’Omonima è una DOC Barbera d’Asti dal profumo intenso, con i piccoli frutti che sfumano fino alla liquirizia e al pepe nero. Altromondo rende omaggio ad un altro grande vitigno del Monferrato, il Grignolino, andando a creare l’interpretazione di Hic Et Nunc della DOC Grignolino del Monferrato Casalese.

2. Le chicche da esplorare nella linea “Monferrato Riscoperto”
Non che ci fosse bisogno di riscoprire dei vitigni come il Dolcetto ed il Cortese, ma quello che Hic Et Nunc ha fatto è stato riscoprire il modo in cui essi possono esprimersi al meglio. La linea comprende Monolite e Mondano, il Dolcetto della DOC Monferrato, caratterizzato da profumi di spezie, frutta rossa e vaniglia anticipano un gusto pieno, caratterizzato da tannini dolci e da una sapidità finale.
3. Pregiati e festaioli i vini della linea “Monferrato Spumeggiante”
La gamma comprende 3 spumanti: Monbullae , il Metodo Classico Pas Dosè che porta in bottiglia il frutto di 24 mesi di affinamento sui lieviti; Pandemonio, ottenuto con il Metodo Martinotti Charmat e un affinamento sui lieviti di 9 mesi, per un Perlage finissimo e intensi profumi fruttati; Mète, il secondo spumante di casa ottenuto dal metodo Martinotti Charmat lungo, dal profumo di fiori e frutti rossi.
4. Una dolce conclusione con un passito del Monferrato
Il Rossolen si ispira al nome di Massimo Rosolen, Fondatore della Cantina Hic et Nunc, un vino dolce, pieno ed armonico. Quella “S” in più mette l’accento sul colore, così insolito, di questo passito, da gustare con una torta di nocciole o con una crostata alla marmellata di frutti rossi.
Felem: la riscoperta del Baratuciat
Ultimo, ma solo in ordine di arrivo, è il nuovo Felem: un vino bianco ricercato e a suo modo atipico, che si trasforma in un’esperienza sensoriale ogni volta che sfiora il palato.

Come da tradizione Hic et Nunc, Felem è un vino bianco monovarietale, prodotto al 100% da uve Baratuciat: un antico vitigno piemontese a bacca bianca, originario della Val di Susa, ma che ha trovato nel suolo argilloso di Vignale Monferrato le condizioni perfette per esprimere al meglio i suoi sapori e gli aromi.
È un vino affascinante e di spiccata personalità, dal profumo delicato, con note di sambuco e biancospino e dal gusto intenso e persistente, con finale ammandorlato. Felem è un prodotto particolare e ricercato, tanto che ciascuna delle sole 471 bottiglie prodotte viene etichettata e numerata a mano e chiusa in un esclusivo cofanetto.