Il più tradizionale di tutti i dolci tradizionali del Monferrato, il Bonet, o Bunet, da tempi immemori fa la sua comparsa a fine pasto sulle tavole dei monferrini e dei piemontesi tutti.
Il bonet piemontese è una sorta di budino a base di amaretti (e come potevano mancare?) e cacao, un dolce diffusissimo, a Casale Monferrato almeno quanto i Krumiri, certo, niente di strabiliante, è molto semplice da preparare e soprattutto da apprezzare!
Forse è proprio per la sua bontà semplice che non esiste praticamente ristorante o osteria che non lo abbia a menù!
Continua a leggere per scoprire la storia e la ricetta del bunet!
Storia del bonet
Le origini di questo budino tradizionale pare siano antichissime, così come è noto che la sua prima comparsa l’abbia fatta proprio nella zona tra il Monferrato e le Langhe. Pare che dalle prime testimonianze storiche della sua esistenza si deduca che la primordiale ricetta del Bonet abbia cominciato a diffondersi a partire dal XIII secolo.
Primordiale ricetta perché se quello che abbiamo imparato a scuola da ragazzini è vero si intuisce che, prima che Colombo partisse alla ricerca disperata delle mitiche Indie, in Europa era assai improbabile che si conoscesse qualcosa a proposito dell’esistenza del cacao… E tanto meno del rum, che in molti vogliono come ingrediente fondamentale del dolce.
Ecco quindi che gli studiosi di storia culinaria ci dicono che sì, il Bonet si cucinava già nel lontano 1200, però era bianco e, ancora ai nostri tempi, questa versione pare sia detta “alla monferrina” ma, a onor del vero, non è poi così nota e diffusa.
Ovviamente tutte queste elucubrazioni hanno poco a che vedere con la bontà del Bonet in sé che, siamo onesti, è la cosa che interessa di più a tutti.
Origine del nome del bonet piemontese
In merito all’origine del nome solo gli storici possono darci qualche delucidazione, tuttavia la letteratura a disposizione per aggiungere anche questa informazione alle altre nostre conoscenze è vasta.
Sono due le teorie più in voga ed entrambe ruotano attorno a un cappello. In francese, appunto, un particolare tipo di copricapo femminile si chiama bonnet, e le attinenze tra lingua piemontese e francofona sono note. Ebbene, qualcuno sostiene che la forma dello stampo con il quale si faceva tradizionalmente il dolce ricordasse quella di un cappello.
Qualcun altro invece afferma che il nome dipenda dal fatto che, come il cappello è l’ultimo capo d’abbigliamento che si indossa prima di uscire, il bonet è l’ultimo piatto che si mangia prima di decretare finito un pasto. La prima sembrerebbe più verosimile.
Bonet: ricetta originale… Più o meno
La ricetta originale del bonet immaginiamo sia difficile da recuperare ma le fonti per consultabili per mettersi ai fornelli e preparare un budino alla piemontese degno del nome che porta sono molte: libri, internet e le nonne su tutti!
Probabilmente, come succede per le ricette di tantissimi piatti della tradizione, ogni famiglia ha la sua variante, qualche piccolo particolare che cambia di casa in casa e che permette ai monferrini di assaggiare ogni volta un bonet leggermente diverso… Nel rispetto delle regole del politically correct, diciamo diversamente buono.
La nostra versione è questa:
• 1 litro di latte
• 300 gr di zucchero
• 150 gr di cacao amaro
• 100 gr di amaretti
• 8 uova
Molti aggiungono del rum, qualcuno dice che invece ci va il Fernet, il nostro sarà anche analcolico ma il risultato, possiamo confermare, è ottimo!
Preparazione:
A questo punto versate lo zucchero rimasto in un pentolino, aggiungete due cucchiai di acqua e cuocetelo fino alla formazione di un caramello dorato. Versatelo in uno stampo liscio e, reggendo lo stampo con un canovaccio da cucina, inclinatelo rapidamente in modo da far distribuire il caramello sul fondo e sui bordi.
Fate raffreddare, poi versatevi il composto preparato e fate cuocere il bunet a bagnomaria in forno preriscaldato a 150° per circa un’ora. Fate raffreddare e mettete il dolce in frigo per almeno 4 ore… Poi sfornatelo e gustatelo!